Nella pratica dello Hata-Yoga gli asana svolgono una funzione di grande
importanza. Asana equivale a postura, posizione immobile. Alcuni testi affermano che gli asana sono ottantaquattro, dei quali
sono trentadue quelli fondamentali. Moltissime sono invece le loro varianti. La
tradizione indù parla di ottomilioniquattrocentomila asana e si attribuisce la
loro creazione a Shiva. In molti testi di Hata-Yoga si raccomanda di praticare
Viparita-Karani-Mudra, per ottenere effetti di straordinaria importanza.
In sanscrito il termine Viparita significa
capovolto, rovesciato; Karani è azione, produzione; mentre Mudra ha molti
significati, quali sigillo, segno di potere e forza, ma nello Yoga e nella
danza classica indiana è un potere magico che si ottiene disponendo le dite
delle mani, una parte o tutto il corpo in un atteggiamento particolare. Quindi
Viparita Karani Mudra significa letteralmente “posizione capovolta che produce
effetti straordinari“.
La Gheranda Samhita - afferma: 'Il
plesso solare è situato all'ombelico, mentre la regione lunare si trova alla
radice del palato. Il nettare distillato dalla luna - l'amrita - scende verso
la parte inferiore del corpo e così si disperde e l'uomo muore. "Ma più che di una morte
esclusivamente fisica “certa per tutti, prima o poi” si intende una morte
dell’entusiasmo, delle eccezionali capacità intellettuali, mentali, emozionali
e soprattutto “capacità di amare” dell’uomo". Trattenere invece l'ombelico “il plesso
solare” in alto e la ragione lunare in basso (come avviene durante la posizione
capovolta) è l’intimo segreto dei Tantra.
Sirshasana, (lett. sirsa-testa e asana-posizione
sedersi sulla testa) è la regina indiscussa delle posture, dagli eccezionali
effetti.
Può non essere cosa semplice avvicinare la REGINA,
di certo bisogna raffinare i propri costumi e acquisire un comportamento il più
possibile “regale”, ma soprattutto superare certe idee preconcette sulla vera
natura del “sublime”.
La pratica delle posizioni capovolte richiede un
atteggiamento spirituale, coraggioso, aperto, il desiderio di un cambiamento
radicale dell'orientamento personale, saper vedere le cose da un'altra
angolazione: una sorta di inversione/conversione che conduce a diversi e nuovi
piani di coscienza, sensazioni e sentimenti inesplorati talvolta sfiorati, ma
poi, purtroppo abbandonati.
Una pratica che è al contempo una preziosa
occasione per vincere la paura, per affrontare le cose a proprio modo e
aumentare la consapevolezza di se stessi.
Saldi e imperturbabili nello splendido isolamento
della posizione capovolta, padroni fino in fondo del nostro respiro, possiamo
finalmente abbandonarci a un benessere esaltante, a una leggerezza mai provata,
a un sentimento di sicurezza che concerne ogni aspetto della nostra
personalità.
Per sua natura la “REGINA” pone alcune condizioni “sine
qua non” per farsi conoscere: non è consigliabile a chi soffre di disturbi
cardiovascolari, di glaucoma, retinopatia, otite, osteoporosi e a coloro che
non abbiano preventivamente lavorato su tutto il sistema muscolare che deve
garantire forza e stabilità.
Non bisogna avere fretta di raggiungere subito la
“vetta”, ma coscienziosamente e con cura attuare una adeguata strategia che ci
conduca vittoriosi e senza danni collaterali alla meta.
Dopodiché a voi il piacere di stare in equilibrio
sulla testa, continuando ad inspirare ed espirare a lungo, mantenendo lo
sguardo fisso sull’ideale punto centrale fra gli occhi, meditando profondamente
sul mantra, con la mente stabile e priva di distrazioni e assaporare così il
gusto di una vittoria su “la parte poco volitiva” di voi stessi mentre il
cervello riceverà un ottimo apporto di sangue fresco e ossigenato.
Dobbiamo praticare sirshasana ogni giorno!
All'inizio 1-2 minuti, poi gradatamente, quando ci
sentiremo più sicuri, 10-15 minuti, senza difficoltà, fino ad arrivare a 20-25
minuti, con grande gioia, e con infinito benessere.
Per i più determinati, tenere la posizione 1 ora o
più al giorno significa sconfiggere la morte' assicurano i testi antichi.
"Ma
attenzione, si allude a un'altra morte, a quell'idea della morte che ci fa
pensare che 'noi siamo qui e basta' e che con la morte del corpo finisce tutto".
Ciò che facciamo oggi per la
nostra evoluzione traccia il sentiero che percorreremo nel futuro.