mercoledì 23 settembre 2015

COME HO IMPARATO SIRSASANA





UNO YOGI GENTILE - Prima parte

Nel mese di Settembre del 1984 mentre mi recavo a Vrindavana per festeggiare il mese di Karthika mi fermai a Nuova Delhi per partecipare al festival del Ratha yatra che si svolgeva vicino a Red Fort.
Arrivai nel primo pomeriggio alla grande area dove i devoti avevano installato vari pandals di supporto al festival dei carri che si sarebbe svolto nel tardo pomeriggio visto il caldo che c’era.
Misericordiosamente ancora prima di rendermi ben conto della situazione un giovane bramhacari mi corse incontro e mi chiese se potevo urgentemente aiutarlo.
Please, please can you help me! Can you help me!
Non potei fare altro che seguirlo fino ad un grande padiglione dove era stata allestita una cucina da campo. Velocemente mi presentò un signore distinto di mezza età che aveva un viso bellissimo, incorniciato da un sorriso divino. Il suo nome era Gurusiva e come mi dirà in seguito, durante il tempo che trascorsi in sua compagnia, solo da pochi mesi si era avvicinato ai devoti di Krishna.

Praticamente io e Gurusiva dovevamo confezionare dei piccoli contenitori di carta colorati riempiendoli con delle bustine contenenti varie misture alimentari di tutto un po’ donate da un agiato membro a vita quello stesso pomeriggio e che sarebbero state distribuite durante la sfilata dei carri del Ratha yatra.
Io rimasi totalmente incantato dall’eleganza, dalla gentilezza e potrei continuare ancora ed ancora ad elencare le affascinanti qualità di Gurusiva.
Con una grande quantità di contenitori da confezionare e seduti uno di fronte all’altro, se pur molto limitato dal mio inglese, meglio capito che parlato, iniziò per noi una brevissima, ma molto intensa e fruttuosa storia di amicizia, soprattutto per me.

Gurusiva abitava con il padre, ormai molto anziano non lontano dal Red Fort vicino alla riva della Yamuna in una zona immersa nel verde. Suo padre (come scoprirò più tardi) era stato un importante dirigente delle ferrovie Indiane.

Infatti non riuscivo a capacitarmi di come una distinta ed elegante persona come lui (indossava un lungo ed elegantissimo kurta finemente ricamato) potesse essere impegnato in un servizio così umile.

Ma lui volle sapere subito dell’Italia e di come vivesse la gente in un paese così: “pieno di storia, di sapere e di religiosità”. Se ben ricordo le sue parole esatte. In risposta gli raccontai del boom del movimento di Sri Caitanya in quegli anni in Italia, giunto fin lì esclusivamente per la misericordia di Srila Prabhupada e dei suoi primi discepoli, e di come nulla sembrasse impossibile, a quei tempi,  per i devoti Italiani.

Cera qualcosa in Gurusiva che mi affascinava ma allo stesso tempo mi metteva soggezione, non riuscivo a dargli un età precisa: i suoi gesti, i suoi movimenti erano quelli di un giovane e vigoroso uomo, invece il suo modo di parlare e soprattutto il suo sguardo intenso e penetrante erano quelli di un uomo maturo e saggio.

Non sapendo come cominciare, gli rivolsi la domanda più banale: che cosa fai nella vita?

Gurusiva in tutta risposta mi disse che non era facile rispondere alla mia domanda. Sembrava volesse dirmi: “non so se adesso ho voglia di parlati della mia vita”.
Eppure continuò dicendo che da alcuni mesi aveva iniziato a studiare la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada e a frequentare i devoti di Krishna.
Mi disse anche che in passato aveva fatto parte di un gruppo di ricercatori e studiosi praticanti del sistema yoga che Patanjali aveva indicato nei suoi famosi Yogasutra.

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Alla fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Seconda parte
Adesso mi era tutto chiaro, Gurusiva non poteva essere una persona qualunque!
Comunque mi accorsi che voleva tagliare corto, non sembrava molto a suo agio nel parlare di se stesso e del suo passato.
Disse solo che aveva praticato a lungo arrivando però, solo a sfiorare ciò che aveva sperato tanto di trovare.
Poi un giorno avvenne l’incontro con la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada ; “sembrava ci tenesse molto a dire: così com’è”. Mi raccontò di come un componente del suo gruppo di ricerca, come lui lo definì, stava esaminando, varie edizioni della Bhagavad-gita, fra le quali anche quella di Bhaktivedanta Swami e non sa spiegarsi come, il libro gli capitò fra le mani. Successe qualcosa, mi disse mentre sorrideva, tutto divenne più complicato! E scoppiò a ridere. "Non ero più sicuro del metodo di ricerca che stavamo seguendo. Poi dovetti tornare a casa per assistere il mio anziano padre negli ultimi giorni della sua vita terrena. A quel punto incontrai i devoti che mi introdussero alla coscienza di Krishna e alla recitazione del Santo Nome del Signore Sri Krishna".
Proprio in quel momento, da un’auto che si era fermata li vicino scesero alcuni devoti che si diressero verso di noi con l’espressione di bambini che ne hanno combinata una grossa e vogliono farsi perdonare. Io non potei capire cosa dicevano perché parlavano in Hindi, ma potei comprendere che erano mortificati nel vedere Gurusiva impegnato in una attività così umile. Capii che ciò che il giovane e inesperto brahmacari aveva fatto con me lo aveva fatto in precedenza anche con Gurusiva. Essendo le prime ore del pomeriggio evidentemente nessun devoto che conoscesse Gurusiva personalmente era presente così quel nuovo brahmacari super entusiasta aveva avuto campo libero e Gurusiva umile e gentile come era non aveva saputo rifiutare la sua urgente richiesta d’aiuto.
Immediatamente realizzai che non avrei mai potuto conoscere così facilmente una persona come lui se non fosse stato per quel arrangiamento speciale.
Durante la sfilata dei carri ogni tanto lo rividi sempre con quel suo sorriso felice e misterioso.
Terminato il Ratha yatra, nella grande radura antistante il Forte Rosso “chiamato cosi perché edificato interamente con pietra arenaria rossastra” venne distribuito il prasada seguito da uno spettacolo di danza e musica tradizionale.
Mi trovavo in compagnia di altri devoti seduto sul prato discutendo piacevolmente quando mi sentii poggiare una mano sulla spalla. Era Gurusiva. Mi fisso con quel suo sguardo penetrante ma gentile e mi chiese: domani sei ancora a Nuova Delhi? Si risposi io!
(In realtà avevo già programmato di partire con l’autobus diretto a Vrindavana il mattino seguente ma fu tale la sorpresa di rivedere Gurusiva che risposi di si in modo automatico).
"Perché domani in mattinata non vieni a trovarmi? C’è la moglie dell’assistente di mio padre che è una cuoca bravissima e molto devota, vorrei farti assaggiare la vera cucina Indiana così poi mi potrai dire se quella Italiana è ancora la migliore".
Incredulo ma felicissimo accettai senza esitare il suo invito.
Gurusiva mi scrisse l’indirizzo e mi spiego cosa dire al taxista per arrivare senza problemi alla sua residenza.
E’ detto: chi si abbandona al divino volere verrà immediatamente ricompensato. Evidentemente dovuto al fatto che, se pur appena giunto in India, appena giunto in quel luogo per partecipare al festival del Ratha yatra, ma subito catturato e impegnato nel nettareo servizio devozionale al Signore e ai Suoi devoti, la ricompensa era giunta inaspettata e immediata.
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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Terza parte

Alloggiavo a Connaught Place e da li presi un taxi alle 10 circa del mattino seguente diretto nella zona di P&T Colony accanto alla riva della Yamuna nelle vicinanze di Red Fort.

In pochi minuti arrivammo in una zona residenziale con molti alberi e tanto verde che era stranamente molto ordinata e pulita. Il taxi si fermò davanti ad un grande cancello. Suonai il campanello e pochi istanti dopo un anziano signore mi aprì dandomi il benvenuto. In un attimo fui proiettato in un altro mondo. Gurusiva era poco distante e appena mi vide mi fece un cenno venendomi incontro congiungendo le mani in segno di benvenuto.

Mi fece accomodare sotto a un grande pergolato di bouganville multicolori e mi offrì una fresca e gustosissima bevanda dissetante.
Volle assolutamente che gli raccontassi come era la vita di un devoto di Krishna all’interno di una comunità che si trovava in uno dei luoghi più famosi al mondo per cultura ed arte. Gli dissi che in quel periodo vari artisti da tutto il mondo erano arrivati a Villa Vrindavana per cogliere lo spirito artistico e spirituale di quei luoghi che avevano visto nascere uno dei periodi più luminosi che l’umanità avesse conosciuto. Mi chiese se anch’io fossi un artista: l’ego mi sali alle stelle e risposi di no ma che in certe occasioni mi era capitato di collaborare con loro, infatti gli raccontai che avevo costruito per loro enormi cavalletti da pittore usando il profumatissimo legno dei nostri cipressi Toscani e che avevo anche ricevuto l’immeritata benedizione di poter scolpire le grandi divinità di Sri Jagannatha, Sri Baladeva e di Srimati Subadra Maharani per il nostro altare di Villa Vrindavana.

Capii subito dalla sua espressione sorniona che Gurusiva mi aveva inquadrato benissimo ma in un modo o nell’atro mi aveva preso in simpatia; questo fa parte dell’inconcepibile diletto del Signore.

Fino a questo punto ho preferito descrivere anche i contorni delle varie situazioni per poter meglio entrare nella parte essenziale di questo mio racconto che vorrei adesso continuare in modo più sintetico.

Scoprii che Gurusiva aveva 72 anni! Non ne dimostrava più di 60 tanto il suo aspetto era giovanile e pieno d’energia. Aveva fatto parte per più di trent’anni di una comunità di yogi e ricercatori che praticavano o meglio cercavano di verificare l’attuabilità pratica e l’attendibilità scientifica degli insegnamenti contenuti nel  famoso trattato yogasutra di Patanjali.
Mi disse che non si era mai sentito veramente e completamente soddisfatto dei risultati ottenuti, e soprattutto ora che aveva iniziato un approfondito studio della Bhagavad-gita di Srila Prabhupada si era reso conto di aver ottenuto solo una parvenza di quella realizzazione che aveva inseguito a lungo e che aveva tanto sperato di ottenere. Nonostante ciò affermò con ferma convinzione che la parte pratica “esecuzione degli yoga asana e pranayama” aveva rivelato risultati inaspettati ed estremamente positivi a livello psicofisico.

Ora che si era avvicinato alla coscienza di Krishna aveva dovuto fare alcuni arrangiamenti per poter coltivare sia l’una che l’altra. Mi disse che ogni mattina prima di ogni altra cosa, a parte le abluzioni, praticava per il periodo di 2 danda “48 minuti” principalmente “sirsasana e viparita karani mudra” seguite da una brevissima serie di esercizi di mantenimento. Poi si impegnava con rinnovato entusiasmo nella sadhana quotidiana.

Mi ricordo molto bene che per un attimo, che a me sembrò interminabile poiché mi sentii completamente messo a nudo, mi fisso con intensità dritto negli occhi e mi disse che anche il benessere psicofisico era molto importante sulla via del progresso spirituale; “La tua salute sembra essere un po’ cagionevole e purtroppo ho notato che anche tanti altri devoti mostrano vari problemi analoghi”.

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Quarta parte

Gurusiva continuò spiegandomi che osservando i grandi santi e asceti dell’India antica si poteva notare che nonostante possedessero una costituzione apparentemente esile in realtà erano perfettamente in salute e colmi di energia. Questo era dovuto principalmente alle loro pratiche regolate e regolari, al controllo dei sensi e della mente e alla fortissima motivazione che li sosteneva verso il raggiungimento del loro scopo ultimo. Oggi tutto questo sembra essere molto più difficile e solo quei pochi che riescono a sviluppare un intenso e genuino desiderio per progredire non per ego ma mossi da un sincero sentimento di riconoscenza e di devozione, riescono a mantenere questo delicato ed essenziale equilibrio. Per una persona fragile nel corpo e nella mente ottenere questo equilibrio è pressochè impossibile. Poi sorridendo continuò dicendo: comunque ho letto recentemente Srila Prabhupada affermare che per il devoto di Krishna la parola impossibile non esiste, quindi!

Non è facile spiegare come mi sentii in quel momento. C’è stato un periodo della mia vita, prima di unirmi al movimento, che assumevo quasi più medicine di quello che mangiavo! Sono nato il 27 Dicembre del 1951 in una notte innevata e gelida alle 4 del mattino in una antica fattoria della bassa pianura Modenese. A qui tempi non esisteva riscaldamento, così appena nato il mio piccolo corpo divenne gelido e si ammalò. Una volta cresciuto non passava occasione in cui mia zia Delfina vedendomi dicesse a tutti i presenti in stretto dialetto Modenese (ato salva mì, ato salva mì) “ti ho salvato io, ti ho salvato io” e raccontava tutta eccitata che nonostante pesassi 5 kg alla nascita, -ero il settimo figlio di mia madre che mi ha allattato fino a 5 anni- ero gelido per il freddo che c’era quella notte in casa. Così mi strinse sul suo ventre caldo per tutta la notte salvandomi di certo la vita. Purtroppo questo non mi impedì di contrarre una fortissima broncopolmonite. Ho trascorso mesi e mesi durante gli anni della mia giovinezza in ospedale per curarmi.

Gurusiva mi mise una mano sulla spalla amichevolmente per incoraggiarmi dicendomi: “tu hai il corpo e la fisionomia di uno yogi perché non pratichi un po’ di yoga? Lo so che per i devoti la cosa più importante è il canto del Santo Nome ma un po’ di yoga non ostacolerà di certo la tua pratica spirituale regolata”.

Come avrei desiderato avere un registratore per conservare tutti i preziosi suggerimenti che mi diede, purtroppo nel 1984 non era disponibile la tecnologia di oggi. Comunque quello che pazientemente mi indicò fu più che sufficiente ad aiutarmi per far migliorare notevolmente la mia salute psicofisica e il mio entusiasmo.

Per un devoto la vera sorgente di ispirazione e di cambiamento non è niente altro che la via dell’amore e devozione verso il Signore e i Suoi amati servitori.
Se c’è anche solo una briciola di buono in me lo devo soprattutto alla fortuna che il Beato Signore mi ha dato nel provare grande piacere nell’ascoltare infaticabilmente e con entusiasmo ogni giorno dalla diretta voce dei Suoi cari e amati servitori narrare le Sue infinite glorie. Tutto ciò che ho appreso è dovuto soprattutto a questa attività che in modo costante ho portato avanti con grande soddisfazione e determinazione. Ma permettetemi anche di dire che negli anni addietro, quando la mia salute era molto più malferma, non riuscivo a seguire sufficientemente bene in modo regolato e continuo le mie pratiche spirituali.

Gurusiva mi spiego che con la semplice pratica quotidiana della postura sirsasana per la durata di un danda e mezzo, 32 minuti, fino ad un minimo di 1 danda, 24 minuti, (la perfezione, come viene affermato anche nella “Gheranda Samhita” sarebbe di 2 danda (48 minuti) al mattino e 2 danda al pomeriggio, ma ciò è praticamente impossibile per noi comuni mortali), imparando a concentrare la mente attraverso l’ascolto attento del suono trascendentale, -l’ascolto attento aiuta a controllare le normali funzioni della mente decongestionandola e stabilizzandola-, avrei potuto migliorare notevolmente le mie condizioni psicofisiche.
Mi spiegò ulteriormente che sirsasana, fra le sue tante caratteristiche, stimola il nervo vago che è il più importante dei nervi cranici che si dirama nei principali organi del corpo e che influenza notevolmente le condizioni energetiche e dell’umore e che dovuto al capovolgimento dell’intero corpo rinnova il lento e quasi stagnante denso flusso sanguigno del basso ventre e genera un azione ipertonica in tutta la corteccia celebrale super irrorandola di sangue e quindi di ossigeno fresco, generando un diffuso senso di soddisfazione e benessere.

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Quinta parte

A quel punto Gurusiva mi invitò a seguirlo. Entrammo da un grande portale che immetteva in un ambiente dal pavimento di legno scuro e liscio con le pareti interamente decorate con tinte molto tenui e delicate. Una di queste pareti era formata da una enorme vetrata trasparente che si affacciava su un idilliaco giardinetto verdeggiante che ricordava lo stile dei giardini Giapponesi con i suoi alti bambù, piante molto curate e fiori di ogni tipo disposti in aiuole ordinate limitate da sentieri di candidi ciottoli tondeggianti.  Mentre ero ancora assorto nella contemplazione di quel luogo così particolare e straordinario Gurusiva mi disse che era qui che svolgeva il suo sadhana. Sistemò una stuoia a terra e poi prese una cosa che somigliava ad una ciambella con il buco e la poggiò sulla stuoia. Poi si avvicino ad un tavolinetto poggiato al muro e da un piccolo contenitore con l’aiuto di un cucchiaino si verso qualche goccia d’acqua prima sulle mani poi sui piedi quindi sulla testa, poi congiunse le mani rimanendo immobile per qualche attimo sussurrando dei mantra, quindi semplicemente si piegò in avanti mettendosi dritto sulla testa poggiata al centro di quel particolare cuscinetto a forma di ciambella rimanendo completamente immobile. Non ricordo quanto tempo passo ma sicuramente non più di 5 minuti durante i quali vidi qualcosa di incredibile. Ad un certo punto, sempre mantenendo gli occhi chiusi, sciolse le mani da dietro la nuca e alzò le braccia poggiandole ai fianchi restando in equilibrio solo sulla testa senza compiere nessun movimento di aggiustamento. Sul suo viso non apparve nessuna smorfia o altro, per un attimo mi sembrò che lui fosse dritto in piedi e io capovolto tanto sembrava essere tutto così naturale.

Una volta che si fu rialzato mi disse la famosa frase a riguardo delle asana: l’asana deve essere suka e stira, comoda e stabile. Non ha nulla a che vedere con le forme plastiche muscolose e atletiche che si vedono in certi opuscoli pubblicitari. Se l’asana è solo una contorsione di muscoli e nervi serve solo ai muscoli e ai nervi ma non al cuore e all’anima. Per arrivare al cuore deve intervenire la consapevolezza che è l’asana dell’anima. Ci sono vari gradi di consapevolezza così come ci sono varie posizioni del corpo. Il corpo è solo l’impugnatura per utilizzare l’attrezzo vero e proprio. Mi spiegò che la forma fisica del corpo ricalca la forma energetica del corpo sottile, anticamente le posture venivano indicate anche come mudra, cioè posizioni dell’intero corpo o di sue varie parti, che articolano una certa forma energetica. Ad esempio, una chiave che entra solo nella sua serratura e permette di accedere ad un particolare ambiente. Cosi ogni asana o mudra aiuta ad accedere ad un particolare stato energetico sottile. Se questo non avviene è solo salutare ginnastica -mens sana in corpore sano-. Anche questo va bene ma lo yoga è qualcos’altro. Mi fece l’esempio di un “screwdriver” cacciavite. Nonostante la sua intelligenza e la sua forza un uomo non sarà mai in grado, senza l’ausilio di un semplice cacciavite, ne di avvitare ne tanto meno svitare una semplice vite, o di piantare un semplice chiodo senza un martello. Allo stesso modo l’asana rappresenta la qualità fisica dell’attrezzo che utilizzato “con esperienza e consapevolezza” consente di ottenere il risultato desiderato a livello energetico sottile.

Continuò dicendomi che praticando regolarmente ogni giorno pazientemente, senza fretta, avrei cominciato presto a percepire dei miglioramenti effettivi. Aggiunse anche che avrei soprattutto dovuto stabilizzare e migliorare il mio umore oltre che la mia salute fisica perché la maggioranza delle patologie nascono proprio dalla somatizzazione di vari squilibri mentali.
Come disse Srila Prabhupada la malattia è causata sopratutto da tre fattori: mancanza di igiene, alimentazione non adeguata ma principalmente ansietà -squilibri mentali- di varia origine e natura.

Personalmente conoscevo ben poco a riguardo della pratica yoga e nemmeno ci avevo pensavo molto perché spesso avevo sentito affermare che per il devoto era solo tempo sprecato. Ma da chi ha sofferto a causa di una salute cagionevole fin da bambino e che nonostante abbia sperimentato varie terapie pur non ottenendo mai risultati importanti e risolutivi, mi sento di affermare che dopo vari anni di un ritrovato benessere psicofisico, tutto dipende dalla misericordia del Beato Signore, ma, aiutati che Dio ti aiuta, se Gurusiva non mi avesse indicato il metodo e io non lo avessi applicato con scrupolo adesso non saprei proprio in che condizioni mi troverei.

Mi rendo conto che non è una pratica di facile esecuzione il dover restare mezz’ora con le gambe all’aria poggiando solo sulla testa in completo assorbimento “suka e stira, comodo e stabile” senza l’ausilio di nessun attrezzo che invaliderebbe totalmente il risultato poichè non dipende esclusivamente dall’assunzione della posizione capovolta, ma dagli infiniti stimoli, sensazioni, pressioni, ecc, ecc, che vengono prodotti dalla esatta postura “asana mudra” di sirsasana.

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Sesta ed ultima parte

Dopo un pranzo delizioso in compagnia di una persona deliziosa giungemmo ai saluti e solo allora realizzai pienamente che l’invito di Gurusiva era stato esclusivamente un gesto della sua sensibilità e generosità nei miei confronti.
In un modo o nell’altro ci eravamo incontrati e dovuto alla sua sensibilità semplicemente aveva deciso di darmi una mano.

In realtà purtroppo, per il momento misi da parte tutto subito, perché una volta arrivato nel Santo Dhama di Vrindavana per trascorrervi il mese di Kartika, fui sommerso da un tale nettare che momentaneamente scordai tutto. Mi ricordo ancora del meraviglioso Parikrama della collina Govardhana assieme a tanti devoti provenienti da tutto il mondo guidati amorevolmente da S.S. Sivaram Maharaja. E poi l’apparizione del Radhakunda e l’immersione nelle sue dolcissime acque a mezzanotte che mi fece sperimentare la sublime sensazione dell’amorevole abbraccio della più dolce fra tutte le Dee Divine, Srimati Radharani. E l’immeritato servizio in cucina a lavare le pentole di Sri Sri Radha Syamasundara di Sri Sri Krisna Balarama e Sri Sri Gaura Nitai in compagnia di Bala Prabhu con il quale trascorsi tutto il periodo della mia permanenza a Vrindavana. E poi la visita a tanti luoghi santi in compagnia dell’ancora giovane ma già super entusiasta Dina Bandhu Prabhu.

Ritornato in Italia praticai sirsasana saltuariamente, ma non riuscii proprio a farla diventare una sana abitudine. Gurusiva mi aveva avvisato che avrei dovuto praticare pazientemente e con costanza senza interruzioni per ottenere un reale beneficio. Ma non faceva proprio per me. Pigrizia, incostanza, ma ancora di più il fatto che pensavo di non averne bisogno nonostante tutti i miei problemi di salute. Fino a quando non mi ritrovai in uno stato di vero e serio disagio psicofisico.

Io e mia moglie ceravamo appena trasferiti dal Villaggio Hare Krishna qui a Sundaravana che si trova sulle pendici dei monti Cimini vicinissimo al Lago di Vico. C’era una nuova casa da sistemare ed io ce la misi proprio tutta. Fu in quei giorni che grazie alla nuovissima tecnologia dei lettori mp3 iniziai ad ascoltare regolarmente per ore e ore la Krishna katha e questa semplice e sublime attività mi riempì il cuore di gioia, ma non il corpo. Non riuscivo più ad alzarmi presto al mattino, provavo un forte disagio psicofisico costante e questo andò avanti per tre lunghissimi anni trascorsi sperimentando varie terapie che risultarono praticamente inutili.

Nel 2007 ricominciai saltuariamente a praticare sirsasana, ma anche questa volta non riuscii a farla diventare una pratica stabile. Dovevo soffrire ancora un pò!
Quanto è penosa l’esistenza umana per chi non riesce a diventare il capitano della propria nave. Viene sballottato costantemente qua e la dalle irrefrenabili onde del tempo. Non è che con questo voglio dire che la pratica di un asana, qualunque essa sia possa risolvere i problemi della vita. E’ un insieme di tanti fattori, decisioni giuste mantenute con fermezza non per ego ma per amore.

Comunque eccomi qua, finalmente una briciola della tanto agognata stabilità nella pratica mi ha ispirato a voler condividere questa mia piccola esperienza. Ormai sono 5 anni che pratico ogni mattina per circa mezz’ora ricavandone entusiasmo e determinazione per impegnarmi con più serietà nella sadhana quotidiana. Prima di scrivere queste righe ci ho riflettuto molto, ma poi ho deciso di farlo perché qualcosa si è mosso davvero “eppur si muove” diceva qualcuno. Per chi come me è soggetto a vari problemi di salute consiglio vivamente di praticare con determinazione prima di tutto la Coscienza di Krishna che tradotto significa diventare coscienti del fatto che non tutto è come sembra ma c’è molto ma molto di più da scoprire. “Krishna è reale”. Lascio a voi il piacere della scoperta. E poi apprendere con pazienza e continuità la postura di sirsasana. E’ difficile, qualcuno dice che non è per tutti ma è una sola e per me è stata ed è un ausilio insostituibile e indispensabile.

Haribol! Priyavrata dasa. Scritto a Sundaravana nella primavera del 2014.


SRILA Prabhupada a riguardo di sirsasana - Passeggiata mattutina - San Diego 27 luglio 1975

Mentre passeggiavamo in un prato, giungemmo vicino a un uomo che stava dritto poggiandosi sulla testa. “E’ uno dei nostri?,” chiese Prabhupada.
I devoti risposero ridendo: “No, è yoga.”
“Vuole essere immortale,” disse Ramesvara.
“No,” disse Prabhupada, “questo li mantiene in buona salute.”
Tamala Krishna: “Va bene per il corpo?”
Prabhupada: “Sì, è chiamato sirsasana sedersi sulla testa. Sirsasana, padmasana, yoga-sana, gli asana sono tanti.”
Tamala Krishna: “Noi non li pratichiamo.”
“Si, non abbiamo tempo da sottrarre al sonno,” disse Prabhupada con sarcasmo. I devoti risero alla sua osservazione tagliente. “Altrimenti,” Prabhupada continuò, “questo non è male. Questo non è male. Mantiene in buona salute questo yoga-sana.

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